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Trasformare il veleno in medicina…o almeno provarci


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Per necessità….

Nel silenzio si depositano i pensieri, nella quiete ti interroghi su ciò che è stato e soprattutto su ciò che è.
Viviamo in un’epoca in cui non si sceglie quasi più niente, si lavora in qualsiasi condizione perchè è una necessità (chi si ricorda cosa sognavamo di diventare?), si mangia spesso per necessità (raramente abbiamo tempo per goderne), si beve per necessità (l’alcool fa miracoli contro l’ansia, la paura, l’insonnia), si acquista solo per necessità (di questo in fondo posso farne a meno!)….e per piacere, cosa si fa ancora solo per puro piacere?
Nel beato silenzio della mia pausa pranzo, mi sono chiesta come questo vivere per necessità influenzi i rapporti.
Molta gente sta insieme per necessità, per odio della solitudine (anche per odio e basta in effetti, ma questa è un’altra storia), per l’opportunità di trovare conferme di se stessi, in una presenza, per mancanza di autostima forse…questo è facile da intuire…invece, quando si parla di sentimenti?
Sembra folle eppure anche di fronte ad alcuni sentimenti si agisce per necessità, di fronte alla passione per esempio, anzi di fronte alla passione soprattutto! Ci ho pensato spesso in questi ultimi tempi, la passione è un sentimento che per eccellenza fa agire in “stato di necessità”…necessità di toccarsi, di possedersi, di stringersi, necessità di dire a volte forse troppo, come se tutto facesse parte di una tempesta…e quando la tempesta passa che succede?
Quando la passione per me, ed io, eravamo solo fisicamente lontani, il mio uomo risuciva a dire alla sua ex “mi manchi”, pur avendomi chiesto pochi giorni prima, in un picco di passione, di sposarlo e se io lo avessi  saputo allora forse in un attimo di passione avrei reagito d’impeto…magari quel suo “mi manchi” era espressione di un sentimento puro , scevro da implicazioni di altro tipo, libero dalla necessità….Quando la passione si placa del tutto, quando la “necessità” dell’altro scompare, che succede? E’ forse da lì in poi che vengono fuori i veri sentimenti? E’ lì che si misura un rapporto? E’ allora che si fanno i progetti che contano davvero?….Rifletto


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Compassione con passione…

06D4401-compassione“Invecchiare significa passare dalla passione alla compassione”, diceva Albert Camus. Ultimamente mi è torntata in mente questa frase perchè ultimamente provo più spesso compassione.
Per un attimo mi preoccupo,  starò invecchiando? Forse, ma non è questo che lo dimostra, soprattutto perchè non si tratta di una sostituzione quanto piuttosto di un arricchimento, perchè io, per fortuna, la passione per alcune cose la provo ancora.
Semplicemente sento un pò di più gli altri, sarà probabilmente uno dei “benefici invisibili” della mia pratica buddista, anche se sono consapevole del fatto che con la linguaccia tagliente che mi ritrovo la strada fra me è l’illuminazione sarà davvero lunga e impervia, ma non è un buon motivo per non provarci, in fondo, si dice sempre che la bellezza è nel viaggio non nella meta.
E poi, non posso certo essere esente dagli effetti della vicinanza quotidiana a uno degli uomini più buoni che abbia mai conosciuto, direi quasi la personificazione della negazione del male, che, a tratti, mi fa vergognare di me stessa ed in altri casi mi irrita, ma che decisamente mi migliora.
Questo miscuglio fra sacro e profano (….o profano e sacro?) mi eleva, nel senso che comincio a gurdare le cose da una prospettiva più alta, come affacciata da una torre, da lì le cose piccole diventano invisibili e si vedono quelle di una certa consistenza.

donna-mamma-multitasking-mammeaspilloMe ne sono resa conto per la prima quando leggendo un articolo dalla rubrica di una giornalista locale, che un pò si sente la Carry Bradshaw “de noantri”,  tutto incentrato sui “peli superflui del viso” delle donne che aveva incontrato durante la giornata, insomma su quelli che io, che non sono giornalista, chiamo baffi. Ho pensato immediatamente che di superfluo c’era quell’articolo e l’assenza di compassione verso le altre donne, mamme, cassiere, commess, le donne come me che leggevo e lei che scriveva, quell che inseguono il tempo, che fanno mille lavori, che tentano di conciliare sempre tutto, che provano anche ad essere carine e che alla fine, fra tutto, scelgono sempre di sacrificare i momenti da dedicare a se stesse.
Troppo facile, ho pensato, mi sono immedesimata!

Qualche giorno dopo ho sentito fortemente la confusione e la sofferenza mischiate all’entusiamo e alla passione di una donna, madre e moglie, che si è innamorata di un altro uomo. Lei alterna l’indifferenza alle battute un pò antipatiche nei miei confronti, non è proprio una mia amica (per le quali vale il detto, se sei felice hai licenza di uccidere, al limite poi ti consolo), per certi versi mi sarebbe quasi piaciuto puntarle il dito contro ed invece mi sono ritrovata a tentare di calmare la rabbia delle persone a lei vicine; mi sono sentita dire: “Pensate a come starà lei, consigliatela per il meglio, ma se non può parlare con voi, con chi potrebbe farlo?”
In questa situazione  non mi sono immedesimata, ma in modo naturale, mi sono fermata un attimo e “l’ho sentita”.

E se è vero che tre indizi fanno una prova,  quest’ultimo vale di più. Stupendo prima di tutti me stessa, ho offerto il mio tempo e la mia compagnia a una una delle protagoniste del post super….ba. Ho percepito fortissimo la sua sofferenza per l’abbandono “morale” di un marito che non riesce a gioire, con lei e come lei, della nascita di un bambino tanto desiderato, soprattutto da lui.
La sua risposta, inaspettata e così schietta, mi ha stupita ancora di più: “Grazie, vieni quando vuoi, mi sento così sola!”
E’ proprio vero che parte tutto da noi, se apriamo la nostra vita ci ritorna vita in cambio.

La strada è lunga e non priva di ostacoli, ma è quella giusta, quella della compassione con passione